Con piacere presentiamo un'ulteriore nota originale di riflessione sulle prospettive della chiesa dal punto di vista delle "voci di dentro", a continuazione di un precedente intervento di Domenico Pizzuti.
Buona lettura.
Dove sono le voci di dentro?
di Domenico Pizzuti
Le vicende e i dibattiti anche interni alla chiesa su casi di pedofilia di sacerdoti e vescovi e sulla gestione del patrimonio di Propaganda Fide per indagini giudiziarie in corso in Italia e all’estero si compiono sulla scena pubblica per le informazioni diffuse dai media e suscitano diverse reazioni nei cittadini e nei fedeli. Poiché i casi di pedofilia di sacerdoti e religiosi ci toccano limitatamente – come sembra - nel nostro paese o non se ne fa gran rumore, e la gestione di un patrimonio immobiliare con erronee valutazioni e scarsa trasparenza o conoscenza rimane lontana o trova complicità in pratiche non virtuose diffuse in questo campo da parte di imprenditori, politici, affaristi e semplici cittadini, tutta questa vicenda assume paradossalmente contorni virtuali che danno luogo in questo caso sì ad un “chiacchiericcio” o allo scandalo che ferisce gli onesti cristiani e cittadini. La vicenda sembra compiersi nei “piani alti” dell’organizzazione e gerarchia ecclesiastica con pochissimi comprimari (Il papa, il segretario di stato vaticano, il portavoce della sala stampa del Vaticano, ecc.) negli schermi della TV e dei PC casalinghi, o nelle pagine dei giornali con pochi vaticanisti che intervengono o qualche intellettuale di turno se non di comodo. Queste vicende interne o meno alla chiesa nella modernità del secolo XXI non sfuggono al ruolo e alla potenza dei media, che non fanno comodo solo in momenti di glorificazione della chiesa come nei funerali di Giovanni Paolo II.
La domanda che si affaccia con insistenza è: dove sono “le voci di dentro” delle componenti della chiesa non in odium dell’istituzione ecclesiastica ma per un elaborazione alta di pensiero, in vista non solo di necessarie riorganizzazioni istituzionali ma per una conversione/riforma della vita della chiesa non solo come istituzione ma comunità di credenti che vive nel tempo nella trama e nelle dinamiche delle diverse società. La vita della chiesa alla base sembra scorrere come prima - anche se con qualche imbarazzo - per gli episodi che i mezzi di comunicazione diffondono, finché non viene in causa il sacerdote o il vescovo locale con cui si ha familiarità, ed associazioni e movimenti religiosi sembrano acquattati a difesa della propria autonomia per non scottarsi le mani. Al di là della parola viva che deve interrogare tutti i componenti della comunità cristiana sacerdoti o laici che siano – siamo tutti “Ascoltatori della Parola” per dirla con il grande teologo K. Rahner –, il problema riguarda i centri di elaborazione teologica ecclesiastica o meno, intellettuali e pensatori che non siano “cattolici o atei devoti”, centri di riflessione culturale, responsabili di associazioni e movimenti, e componenti delle comunità cristiane per una sapienza ed umanità di cui sono portatori al di là di interessi di casta o di gruppo.
I temi di una riflessione o dibattito aperto e coscienzioso sono numerosi e non si restringono alla riorganizzazione di dicasteri ecclesiastici o alla formazione di sacerdoti e religiosi compreso il celibato come dono e quindi scelta, al rispetto dell’etica pubblica e dell’etica sessuale nelle relazioni con gli altri, ma riteniamo riguardino la governance della stessa chiesa con una maggiore circolarità della partecipazione e delle decisioni a tutela degli stessi responsabili ai vari livelli. Superando pratiche autoreferenziali o gerarchiche appartenenti al passato, si tratta di fare i conti con la modernità nell’arena pubblica per esempio nel senso del ricorso alla competenza per gli aspetti amministrativi, tecnici nella gestione di affari economici, all’oculatezza, alla trasparenza delle procedure e delle decisioni, alla partecipazione degli interessati e così via.
Non si tratta di diffondere cahiers de doleance, ma di dar vita a riflessioni e ad un dibattito teologico aperto e responsabile che non è molto affiorato negli ultimi decenni almeno nel nostro paese sotto il cupone, a un’accumulazione di studi e di pensiero come quella che ha preceduto l’ultimo Concilio Vaticano II. Nella barca di Pietro non ci sono solo nocchieri, scrutatori del mare, rematori ma anche cristiani pensanti che hanno a cuore la coerenza della chiesa nella fedeltà al messaggio del suo Fondatore nella storia di oggi. Si tratta di riappropriarsi della vita della propria chiesa anche con l’approfondimento teologico e culturale, per non essere semplici fruitori di beni religiosi. Altrimenti che religione o meglio che fede è?
Rimane il tema fondamentale della conversione/riforma della chiesa non solo in capite, che storicamente ha sempre riguardato ricchezza e potere, oggi nel contesto di società capitaliste liberali e democratiche almeno in Occidente. È in questione, in conclusione, la forma “storica” attuale della chiesa non tanto e non solo in rapporto alle esigenze della modernità, ma della coerenza alla sua missione. “Vino nuovo in otri nuovi” (Mt. 9,17). Sarà opera di profeti, santi, martiri, pensatori, sapienti, comunità di base, movimenti teologici e spirituali?
GOD SAVE THE CHURCH!
Napoli, 3 luglio 2010